Rifugiati, un popolo in fuga.

20.06.2015 12:48

Il 20 giugno sarà la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il 15 giugno è uscito a Beirut il rapporto di Amnesty International. Milioni di donne, bambini e uomini che formano un popolo, di storie e culture diverse.

Una nazione cosmopolita di 38 milioni di profughi interni e di 16 milioni rifugiati.

Un popolo sempre in fuga, dislocato sui confini, errante in deserti geografici e antropologici dove acqua e umanità sono assenti allo stesso modo.

Rifiuti umani che non si riescono a smaltire.

In quale parte della differenziata va messo un rifugiato, un migrante, se mi spunta dal mare sulla spiaggia dove io sto tranquillo a prendere il sole?

Scarti delle società dei propri stati, attanagliati da governi criminali e da guerre sostenute dal più fiorente mercato al mondo, quello delle armi. Perseguitati da estremismi religiosi e politici che sono vergogna per la ragione umana evoluta in milioni di anni dal caos della barbarie. E scappano da nazioni dove le minoranze non sono protette, senza diritti e senza leggi che le salvaguardino.

E alla fine è sempre la grande fuga dalla povertà. Povertà economica, povertà di diritti, povertà di lavoro. Che hanno mosso le migrazioni dall’inizio della Storia. Storia di cui noi italiani dovremmo preservare la memoria se non altro per rispetto a tutti i nostri antenati che hanno sofferto razzismo e soprusi in tante parti del mondo nei secoli passati. Noi, terra di migranti.

Qualcuno ha parlato di nuovi schiavi. Non sa bene la Storia. Gli schiavi erano costretti a lasciare contro la loro volontà la terra dove vivevano in armonia nei propri villaggi. Erano vittime di rapimenti di massa. I rifugiati e i migranti devono fuggire dalla propria terra per salvarsi dalla violenza e dalla guerra, dalla miseria e dall’oppressione, in cerca di un luogo migliore e più sicuro.

Il rapporto di Amnesty conferma che stiamo assistendo alla peggiore crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale.

Qui in Kenya i rifugiati sono almeno 600'000, da Somalia, Sud Sudan, Eritrea, Grandi Laghi, etc. con una crescita quotidiana dei numeri.

“I poveri non ci lasceranno dormire” è un titolo di un libro di Alex Zanotelli. Che ho sempre in mente in questi giorni. E' così vero! E può avere almeno due interpretazioni. I numeri dei rifugiati e migranti possono spaventare e il non avere soluzioni immediate semina tanta paura fra molti. Ma il significato più profondo è che non dovremmo poter dormire perché’ tanto dolore dovrebbe entrare nelle nostre menti. Dovremmo sentirci moralmente coinvolti in notti insonni. E’ qualcosa che ci riguarda. E da questo tornare alla partecipazione, a spazi di condivisione.

Gianfranco Morino, Nairobi, 19 giugno 2015

 

Gianfranco Morino, medico attivo in Africa dal 1986 è uno dei fondatori di World friends, un’organizzazione internazionale per la cooperazione allo sviluppo che realizza interventi socio sanitari in Africa subsahariana, in particolare nelle baraccopoli (slum) di Nairobi, Kenya.

 World Friends è Impegnata da più di 14 anni  nella tutela del diritto alla salute, con particolare attenzione alla salute materno-infantile, per la promozione dei giovani e delle donne, la formazione professionale, la ricerca.

 

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