QUESTA SETTIMANA: Un’estate di drammi, un autunno di speranze
In questo agosto si è parlato molto di crisi climatiche, ma con poche riflessioni sulle soluzioni, che investono molteplici aspetti dello sviluppo sostenibile. Da settembre il mondo dovrebbe cambiare passo. Ci riuscirà?
di Donato Speroni
E la chiamano estate. Altro che ferie rilassanti, se si hanno a cuore le sorti del mondo che ci circonda, cioè il nostro immediato futuro. Oltre alle vicende italiane (che certo non hanno contribuito alla nostra serenità sotto l’ombrellone) abbiamo assistito a molteplici allarmi sulla situazione ambientale e sociale, ciascuno con effetti a breve e a medio termine. Se si sciolgono i ghiacci in Groenlandia il livello del mare rischia di salire pericolosamente. Se brucia la Siberia, le emissioni di anidride carbonica si impennano per lo scioglimento del permafrost, lo strato di terreno che sgelandosi rilascia grandi quantità di CO2. Se la Cina blocca le importazioni di soia dagli Stati Uniti per ritorsione sui dazi di Trump, il Sudamerica cerca di inserirsi nel formidabile mercato della soia per i 375 milioni di maiali cinesi. In questo modo vanno in fumo le foreste amazzoniche perché i governi sono ben felici di chiudere un occhio su chi incendia e disbosca per ricavare terre per l’agricoltura e la zootecnia. E usiamo il plurale, “i governi”, perché oltre a Jair Bolsonaro del Brasile anche Evo Morales della Bolivia ha le sue responsabilità, pur avendo posizioni politiche opposte.
Insomma, non si può più dire che i media non si occupino di sostenibilità. Mai come in questa estate i temi relativi al clima hanno tenuto banco su giornali, televisioni e social, ma l’allarmismo non basta. È possibile ricavare da queste vicende qualche segnale positivo su cui costruire? Le foreste che bruciano e i ghiacciai che si sciolgono, per non parlare di tanti fenomeni meteorologici estremi e della crescente spinta alle migrazioni e all’inurbamento per l’inaridimento delle terre, mandano messaggi che non possono essere più ignorati e che non si risolvono cambiando i governi, ma con un modo nuovo di fare politica. Vediamone alcuni. [Continua a leggere]
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